Ποιειν Και Πραττειν - create and do

Giulio Stocchi

Botticelli, Venus Wedding

Lasciate Vivere la Tenerezza!

Le ragazze che passano nel tramonto
prima di scomparire nella notte
le graziose di vento e sorrisi
custodiscono un segreto fra i capelli
una parola lieve il frammento
di uno specchio sono la trasparenza
in cui riposa il giorno l’attimo
sospeso che dice della semplicità
del mondo solo che volessimo
cogliere l’armonia che il loro
fianco ci dona quando passano
le ragazze nel tramonto
camminando sottili incontro alle stelle

Girls in the twilight

The girls walking towards the twilight
Before vanishing into the night
The graces of wind and smiles
Carefully preserve a secret in their hair
A light word a fragment
Of a mirror they are the transparency
In which the day reposes the moment
Suspended that tells us of the simplicity
Of the world if only we wanted
To gather their gift the harmony
Of their hips while passing
The girls of the twilight
Walking slenderly as they meet the stars.

Giulio Stocchi, Milano

http://www.giuliostocchi.it/

 

Giuliu Stocchi has been interested in how poetry interacts with paintings. Living in Milano close to where Leonardo da Vinci's "Last Supper" can be seen, he explores this dialectic of painting with words with painting with a brush to capture images like fleeting shadows.

Far removed from man's hands

the shadow hovers in the darkest corner

till even the strongest light gives up

to figure our who hovers there in silence.

HF 1 Jan. 2013

 

 

Con l'augurio che la bellezza trionfi, e l'armonia:
http://www.youtube.com/watch?v=A9s2vnoJ9jc

Giulio Stocchi, le “poesie di schifo”.

Poesie di schifo” sembra aver detto con una battuta infelice un noto politologo a proposito di un testo di Giulio Stocchi (lo trovate in questa raccolta a pg. ) che richiama alla memoria la celeberrima epigrafe Il monumento di Pietro Calamandrei, forse, oggi, la poesia civile più nota e apprezzata da chi ancora sa distinguere regole e valori, etica e giustizia, libertà e bene comune.

E poesia civile è pure quella nobile, sofferta, altissima di Giulio Stocchi: “di schifo”, forse, ma non nel senso delle proprie qualità intrinseche, l’Autore, infatti, risulta tra i versificatori più colti, raffinati, intelligenti degli ultimi anni; “poesie di schifo”, dunque, ma solo perché raccontano, hanno la forza, la volontà, il coraggio, il desiderio di narrare brutture, sconcezze, corruzioni, malefatte dell’Italia e del mondo di questi ultimi vent’anni.

I quadri dell’esposizione di Giulio Stocchi in tal senso sono come le pagine, o meglio, i frammenti di un diario costante, ininterrotto che svelano tutto lo schifo vissuto, subito, ingoiato oggigiorno: la perdita d’identità della classe operaria, il razzismo xenofobo dilagante, la persecuzione nei confronti degli “ultimi” (Franz Fanon, e chi se lo ricorda? eppure nel ’68 lo citavano tutti o quasi), l’autocrazia di un Presidente del Consiglio che ha programmato il rincoglionimento del popolo (e della borghesia) attraverso le televisioni, il consumismo, lo spauracchio di dittature sovietiche (soppresse prima ancora che lui entrasse in politica).

Di fronte a tutto questo la voce del poeta civile Giulio Stocchi, ideale erede di Bertolt Brecht e Pier Paolo Pasolini, si erge nobile e cristallina, non solo a esternare lo “schifo”, ma a meditarlo, a chiosarlo, a rifletterci sopra: e lo fa evitando i facili tranelli dell’attuale società mediatica (e in parte letteraria). Al nemico che sbraita, impreca, sgomita, bestemmia, grida, Giulio Stocchi non risponde urlando, ma con il tono fermo, pacato, autorevole, risoluto di un verso gentile, quasi dolce nella costruzione perfetta di un linguaggio verbale memore della lezione dell’oralità popolare.

Con l’oralità Giulio Stocchi riprende la filosofia delle poesie di strada e al contempo reitera, attualizzandole, le arcane tradizioni rituali, dai salmi alle litanie. Si tratta per lui di una religiosità laica, quasi atea, pur nella consapevolezza spiritualista di un impegno concreto, ma affidato a una morale trascendente: non è un caso che i versi di Quadri di un’esposizione abbondino di riferimenti alle Sacre Scritture, dall’Antico al Nuovo Testamento, come pure alla letteratura greca classica, quasi a riprendersi la memoria storica delle culture ebraica e ateniese, spesso trascurate o rimosse, oggi, a favore di un millenarismo cristiano assolutista.

Lo “schifo” si sublima dunque in verità? Difficile a dirsi. Certo è che la grande poesia di Giulio Stocchi smuove le coscienze, pone dei dubbi, inquieta a fondo ogni tipo di lettore (dal rivoluzionario al benpensante), va insomma in profondità. E di questi tempi, a fronte della leggerezza, dell’effimero, dei best sellers o della cultura usa-e-getta, non è davvero poco.

Guido Michelone e Francesca Tini Brunozzi

 

2013

 

“Una carineria assoluta”

 

chiese

allo specchio

 

il poveraccio

di Arcore

 

E lo specchio rispose:

 

“Sei solo

denaro che cola

 

attorno a una ferita

che puzza”

 

giulio stocchi

 

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